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Zecche e pulci vengono spesso scambiate, ma in realtà sono solo accomunate dal fatto di essere parassiti primari ematofagi, cioè che si nutrono del sangue del loro ospite, e vettori di altre patologie. Le pulci sono insetti senza ali, con sei zampe e capaci di compiere dei salti, le zecche invece sono aracnidi con otto zampe e le loro dimensioni, a seconda dello stadio biologico e della specie, variano da qualche millimetro fino a quelle di una nocciola nel caso delle femmine adulte ingorgate di sangue.

Nonostante i proprietari di animali da compagnia pensino che la presenza delle zecche si concentri maggiormente nei mesi più caldi, ad esempio tra Maggio e Settembre, il rischio della presenza di questi parassiti rimane tutto l’anno in quanto la maggior parte di essi vive in ambienti in cui non solo vi sono condizioni climatiche ottimali ma anche ospiti ideali da parassitare. A conferma della non stagionalità delle zecche, una survey che ha coinvolto 64 province italiane e 153 strutture veterinarie, ha evidenziato come il 45,7% dei cani che afferiscono agli ambulatori veterinari siano infestati da zecche e alcune specie, come Ixodes ricinus, siano presenti e attive tutto l’anno anche nelle regioni del Nord Italia.

Nel cane e nel gatto, ma anche nell’uomo, la zecca non induce alcuna sensazione di fastidio, pertanto può svolgere la sua azione passando completamente inosservata. Proprio per questa sua pericolosità, e soprattutto in questa stagione dove si passa sempre più tempo all’aria aperta e in mezzo alla natura, il laboratorio di analisi veterinarie MYLAV ha coinvolto il Dott. Luigi Venco per fare chiarezza sulla tematica e informare al meglio i proprietari di animali da compagnia su questi fastidiosi parassiti.

Innanzitutto, è importante fare un passo indietro. I tipi di zecche in Italia che sono presenti tutto l’anno si dividono in tre specie: la zecca comune del cane, la zecca dei boschi e la zecca riccio, appartenenti tutte alla categoria di zecche dure, caratterizzate dalla presenza di uno scudo dorsale coriaceo.

La “zecca dei boschi” vive in ambienti ricchi di vegetazione ed è vettore di importanti malattie negli animali e nell’uomo. Si tratta di una tipologia di “zecca da attesa”, che rimane nascosta nell’erba e tra le piante nelle aree boschive in attesa appunto di aggrapparsi a un potenziale ospite di passaggio e attaccarlo.

La “zecca tipica del cane”, vettore di malattie come Babesiosi o Rickettsiosi, può vivere invece nei pressi delle abitazioni in climi asciutti o aridi. Questa zecca tende ad aggredire l’ospite sugli arti, infatti è di comune ritrovamento soprattutto a livello degli spazi interdigitali. Il motivo per il quale può essere presente tutto l’anno è che nelle cucce o nelle gabbie degli animali può sopravvivere a basse temperature per diversi mesi senza nutrirsi e in alcuni ambienti, come i canili, può essere presente con densità elevata causando vere e proprie infestazioni massive con rischio di gravissime anemie.

La “zecca dei ricci”, infine, è meno frequente delle precedenti, sebbene sia diffusa in tutto il territorio italiano, ma attacca principalmente i ricci che, frequentando orti o giardini, possono disperdere queste zecche favorendo l’infestazione a loro volta in cani e gatti.

Utilizzare un farmaco attivo nei confronti delle zecche sugli animali da compagnia è sicuramente il miglior rimedio, ma come sceglierlo? Il farmaco ideale è quello in grado di determinare la morte della zecca entro otto ore dal momento in cui abbia iniziato il pasto di sangue, bloccando quindi la possibile trasmissione di pericolosi patogeni.

Tra questi, i farmaci antiparassitari ad azione locale annoverano tra i vantaggi quello di non interagire con altri farmaci assunti dall’animale e la possibilità di agire per contatto, ma potrebbero non garantire una copertura completa di alcune aree corporee dell’animale, come le zampe. I farmaci antiparassitari ad azione sistemica consentono invece una copertura di tutte le aree corporee dell’animale e rimangono efficaci nonostante lavaggi intensi o bagni, tuttavia vi è la possibilità che interagiscano con altri farmaci.

Dopo ogni passeggiata, soprattutto se svolta in aree boschive o in cui l’erba è particolarmente alta, è bene ispezionare cute e mantello dell’animale a livello degli spazi interdigitali, delle ascelle, del collo, della testa e delle zone peri auricolari. Nel caso si trovasse una zecca, bisogna afferrarla il più vicino possibile al rostro e alla cute dell’animale, staccarla poi con una pinza sottile o con la punta delle dita con delicata trazione avendo cura di non schiacciarla. L’eventuale permanenza del rostro nella cute dell’animale non costituisce un problema poiché viene rigettato in modo spontaneo.

Dopo aver rimosso la zecca dalla cute dell’animale sarebbe meglio conservarla in una piccola provetta contenente alcool non denaturato a 95 gradi perché, in caso di comparsa di sintomi, ciò rende possibile la ricerca di eventuali patogeni responsabili direttamente sulla zecca stessa.

Infine, nel tentativo di rimozione è importante evitare di cospargere la zecca con alcool, olio, o farmaci antiparassitari prima di asportarla perché ciò favorisce il rigurgito agonico della zecca stessa e l’immediata trasmissione di patogeni.

I proprietari, invece, dovrebbero utilizzare stivali o scarpe che coprano caviglie e parte della gamba durante le passeggiate negli ambienti boschivi con i propri amici a quattro zampe, specie se frequentati da ungulati selvatici per il rischio potenziale di trasmissione della malattia di Lyme.

E’ fondamentale poi ispezionare tutta la superficie corporea al termine della passeggiata e, nel caso venga trovata una zecca, rimuoverla con le modalità descritte sopra avendo cura di conservarla e avvisando successivamente il medico o rivolgendosi a un reparto ospedaliero per la cura delle malattie infettive.

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