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Copernicus Climate Change Service, implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione Europea, pubblica il suo report European State of the Climate 2021. Redatto annualmente in primavera, il 2022 marca la quinta edizione del report, pubblicato in occasione della Giornata della Terra. Il report di approfondimento fornisce indicatori chiave, insight e analisi esaustive sulle condizioni climatiche nel 2021 con un focus sull’Europa e sull’Artico.
La panoramica globale per il 2021 include l’aumento delle temperature superficiali di aria e mare, l’innalzamento del livello dei mari e la perdita di massa glaciale. L’Europa ha registrato un anno di estremi tra cui ondate di calore, temperature superficiali marine da record, attività di incendi, alluvioni e velocità dei venti insolitamente basse in alcune regioni. 

Il report ha confermato che, a livello globale, gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati. Tra questi, il 2021 è stato tra i più freddi, e la temperatura superficiale marina media a livello globale per il 2021 è stata la sesta o settima più elevata dal 1850. Tuttavia, si osserva un evidente aumento delle temperature dell’aria superficiale globale, pari a 1.1 e 1.2°C rispetto ai livelli preindustriali, sia sulla terraferma che sulla superficie del mare. Nel 2021, gli episodi di La Niña a inizio e fine anno hanno determinato temperature superficiali marine inferiori a livello globale, se paragonate a quelle degli ultimi anni e ciò ha avuto un impatto anche sulle temperature superficiali dell’aria su terraferma e oceano. Globalmente, il livello del mare ha continuato a crescere durante il 2021 con un aumento totale di circa 9 cm dal 1993. Gli ultimi dati confermati risalenti alla fine del 2020, evidenziano che le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno continuato a subire una perdita di massa.

Sebbene nel 2021 le temperature superficiali annuali dell’aria siano state solo di circa 0.2°C superiori alla media 1991-2020 le temperature superficiali marine annuali in alcune aree del Baltico e del Mediterraneo, sono state le più alte almeno sin dal 1993.   La primavera europea è stata più fresca della media, con alcune zone dell’Europa che hanno registrato un inizio anticipato seguito da un successivo episodio di gelo, con conseguenze per l’agricoltura. Diversamente, il periodo estivo ha registrato temperature da record, nonché ondate di calore intense e durature e un episodio alluvionale di portata eccezionale. A giugno e luglio, anche le temperature superficiali marine sono state particolarmente elevate, con zone del Baltico che hanno registrato un aumento di più di 5°C rispetto alla media.

Velocità del vento inferiori alla media in alcune zone dell’Europa occidentale e centrale hanno determinato una riduzione del potenziale stimato per la produzione di energia eolica. I paesi che hanno registrato velocità del vento inferiori alla media sono l’Irlanda, il Regno Unito, la Repubblica Ceca, la Danimarca e la Germania. Alcune aree hanno registrato le velocità del vento annuali più basse o le seconde più basse almeno sin dal 1979. Contrariamente, alcune zone dell’Europa sud-orientale hanno registrato velocità del vento annuali molto più elevate della media.

Durante l’ondata di caldo estivo, sono stati superati molti record di temperatura, compreso il record nazionale preliminare della Spagna pari a 47°C e il record europeo preliminare di 48.8°C in Italia. In alcune zone dell’Italia, della Grecia e della Turchia, l’ondata di calore è durata da due a tre settimane. Inoltre, le diffuse condizioni di siccità hanno provocato numerosi e devastanti incendi, soprattutto in Italia, Grecia e Turchia. Nella regione mediterranea, l’area totale interessata dagli incendi durante i mesi di luglio e agosto, ha superato gli 800.000 ettari.

Un sistema di bassa pressione in lento movimento ha attraversato l’Europa, portando aria umida proveniente dal Mar Baltico – insolitamente caldo. Il 14 luglio 2021, sono state registrate precipitazioni da record nella regione interessata e il conseguente scarico dei fiumi in alcune zone dei bacini dei fiumi Mosa e Reno, è stato stimato come il più elevato mai registrato dal 1991. La saturazione dei suoli e le precipitazioni da record antecedenti all’episodio, sono fattori che hanno contribuito alla natura eccezionale dell’evento.

Rispetto al 2020, le temperature artiche sono state meno estreme, con una Siberia più fredda della media, specialmente nella prima parte dell’anno. Intensi incendi nella Siberia subartica hanno provocato una dispersione di fumo in tutta la regione artica. L’estensione del ghiaccio marino artico è rimasta inferiore alla media per tutta la durata dell’anno. Nel periodo estivo e autunnale, il ghiaccio marino è rimasto inferiore alla media, ma nettamente superiore rispetto ai valori minimi registrati negli anni precedenti.

Alcuni indicatori riportano una lieve variabilità interannuale e pertanto la maggior parte delle annate manifesterà una evidente continuazione dei trend, seppur di entità diverse da un anno all’altro. Per ciò che concerne il più recente anno per il quale sono disponibili dei dati, le concentrazioni di gas serra e il livello del mare hanno continuato ad aumentare, mentre i ghiacciai hanno continuato a subire diminuzioni di massa, così come le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide perdendo 397 ± 12 e 93 ± 157 giga tonnellate di ghiaccio rispettivamente.

Altri indicatori, come la temperatura e il ghiaccio marino, evidenziano una maggiore variabilità interannuale o addirittura decadale, che si sovrappone a questi trend a lungo termine. Sebbene il 2021 non si classifichi come un anno di caldo da record per l’Europa e a livello globale, rispetto all’era preindustriale il continente europeo ha subito un riscaldamento di circa 2°C, mentre il mondo tra 1.1 e 1.2°C. Le temperature superficiali marine indicano un evidente aumento a lungo termine e, globalmente, il 2021 è stato il sesto o settimo più caldo almeno sin dal 1850. L’estensione del ghiaccio marino artico nel 2021 è stata la dodicesima più bassa registrando il suo minimo annuale nel mese di settembre. Carlo Buontempo, Director di Copernicus Climate Change Service, ha commentato: “Il 2021 è stato un anno di estremi, tra cui l’estate più calda d’Europa, le ondate di calore nel Mediterraneo, le alluvioni e l’assenza di venti Europa occidentale. Ciò dimostra che la comprensione di episodi meteorologici e climatici estremi assume un’importanza sempre maggiore per i settori chiave della società. Informazioni accurate rispetto alla situazione climatica sono più che mai fondamentali per supportarci nel prendere decisioni informate”. Mauro Facchini, Head of Earth Observation presso il Directorate General for Defence Industry and Space della Commissione Europea, ha commentato: “Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea, ci ha fornito insight fondamentali sul clima per l’Europa e il mondo. Questi dati climatici, completi e disponibili gratuitamente, sono essenziali per raggiungere le ambizioni climatiche europee del Green Deal e Net Zero. Esperti scientifici come IPCC, hanno allertato rispetto alla mancanza di tempo necessaria per contenere il riscaldamento globale a 1.5°C. Questo report sottolinea l’urgente necessità di agire poiché eventi estremi legati al clima si stanno già verificando in Europa”.

Il report European State of the Climate 2021 è stato compilato da C3S sulla base di una serie di fonti di dati, da quelli satellitari a quelli in loco, con il contributo di esperti internazionali di scienze climatiche che includono i partner di Copernicus e gli enti meteorologici nazionali. Freja Vamborg, Senior Scientist presso Copernicus Climate Change Service, e autrice principale del report, ha commentato: “Giunto alla sua quinta edizione, il report evidenzia in che modo i dati che raccogliamo ed elaboriamo in C3S possono essere trasformati in informazioni estremamente accurate e trasparenti utili per prendere decisioni collettive e individuali. La compilazione del report è il risultato di una collaborazione straordinaria di tutti i servizi Copernicus, dei nostri partner e di numerosi esperti climatici e meteorologici della comunità internazionale, compresi i servizi meteorologici e idrogeologici nazionali, le università, gli istituti di ricerca e gli enti privati”.

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