Print Friendly, PDF & Email

L’Italia è avviata a centrare gli obiettivi al 2030 di riduzione delle emissioni dei principali inquinanti atmosferici, con benefici in termini di salute ed economici. È quanto emerge da uno studio ENEA pubblicato sulla rivista scientifica “Atmosphere”, che ha valutato l’efficacia delle politiche e delle misure per la qualità dell’aria, introdotte dall’attuale Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico del Ministero della Transizione Ecologica.

Entro il prossimo decennio con le misure previste dal Piano, il nostro Paese potrà centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’Unione europea per biossido di zolfo, ossidi di azoto, PM2.5, Composti Organici Volatili Non Metanici e ammoniaca.

“Per raggiungere questi obiettivi, il nostro Paese dovrà agire su più fronti, con un mix di interventi che comprendono la decarbonizzazione della produzione di energia, l’efficienza energetica nel residenziale, la diffusione della mobilità elettrica e l’adozione di nuove pratiche agricole per la riduzione delle emissioni di azoto”, spiega Ilaria D’Elia, ricercatrice del laboratorio ENEA Inquinamento Atmosferico e co-autrice dello studio. “Ma questi – aggiunge – sono solo alcuni esempi di misure da adottare per l’abbattimento degli inquinanti atmosferici. Sarà importante che le numerose  azioni da intraprendere siano di tipo strutturale e non saltuario e che diano luogo a una vera programmazione integrata e sinergica tra politiche legate al clima, all’energia e all’inquinamento atmosferico”.

Secondo l’analisi svolta dal team dell’Agenzia, al 2030 la riduzione delle emissioni di biossido di zolfo sarà trainata da alcuni comparti, in particolare quello marittimo e della produzione di energia. È previsto un forte calo anche per le emissioni degli ossidi di azoto, soprattutto nel settore del trasporto su strada e della generazione elettrica. Sul fronte del PM2.5, il settore che fornirà il maggiore contributo in termini di abbattimento delle emissioni di particolato ultrafine è il settore civile che continuerà a mantenere il primato per tali emissioni al 2030. L’ammoniaca rimane l’inquinante con le riduzioni più basse, un risultato ottenuto soprattutto grazie al minore impiego di fertilizzanti a base di urea nel settore agricolo e delle emissioni zootecniche.

“Nel 2010, l’anno di riferimento della nostra ricerca, la mappa di biossido di azoto mostrava le più alte concentrazioni nelle città di Milano, Torino, Roma e Napoli e nelle aree urbane della Pianura Padana a causa dell’effetto combinato delle emissioni da riscaldamento domestico, agricoltura e mobilità urbana ed extraurbana”, sottolinea Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio di Inquinamento Atmosferico dell’ENEA e co-autore dello studio. “Al 2030 – aggiunge – grazie alle misure messe in atto dal Piano, il nostro studio rileva una diffusa riduzione dell’inquinamento urbano, soprattutto nel capoluogo lombardo, grazie a un massiccio rinnovamento del parco automobilistico e all’aumento della quota di veicoli elettrici”.

Sul fronte della salute pubblica, l’adozione di politiche e misure di qualità dell’aria, con interventi nei settori energetico, civile, agricolo e della mobilità, potrebbe portare ad una drastica riduzione della mortalità causata da patologie aggravate o sviluppate per effetto dell’inquinamento dell’aria. In particolare, il calo delle concentrazioni di biossido di azoto potrebbe portare a una riduzione della mortalità rispetto al 2010 del 93%, a seguire il PM2.5 con il 41% di decessi in meno e l’ozono con il 36% di morti evitate. “Interessante è il dato per il PM2.5: secondo le nostre simulazioni, al 2030 i decessi dovrebbero scendere a 4,43 casi ogni 10 mila abitanti rispetto ai 7,25 del 2010 e la riduzione più significativa, a livello regionale, si verificherebbe soprattutto nella Pianura Padana e nelle aree urbane di Firenze, Roma e Napoli”, spiega D’Elia.

Sul fronte economico, la studio ENEA ha quantificato in circa 33 miliardi di euro il risparmio complessivo per l’Italia, pari al 2% del PIL 2010, anno di riferimento dello studio. A guidare la classifica è la Lombardia con 13,6 miliardi di euro risparmiati, a seguire Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna.

Il lavoro è stato condotto con il sistema “MINNI”, una suite di strumenti sviluppata dall’ENEA con le società Arianet e IIASA per conto del Ministero della Transizione Ecologica. In MINNI, la scienza dell’atmosfera è legata agli impatti delle misure di abbattimento delle emissioni sulla salute umana e sugli ecosistemi e ai relativi costi, attraverso diverse componenti indipendenti e interconnesse: il modello “AMS” e il modello “GAINS-Italy”. AMS produce campi tridimensionali orari di variabili meteorologiche e di concentrazione dei principali inquinanti su tutto il territorio italiano con risoluzione spaziale orizzontale di 4 km, utilizzando il modello di trasporto e chimica atmosferica “FARM”: il modello GAINS-Italia elabora scenari emissivi a livello nazionale e regionale sia di inquinanti tradizionali che di gas ad effetto serra con orizzonte temporale fino al 2050 per l’analisi dell’impatto sulla qualità dell’aria e dei relativi costi di misure di abbattimento/mitigazione. In questo studio, “MINNI” è stato implementato con simulazioni annuali “AMS” complete per il caso base 2010 e alimentato dalle emissioni 2030 prodotte con il modello GAINS-Italia in due diversi scenari, per ottenere campi di concentrazione di NO2, PM2.5 e O3 a risoluzione di 4 km, utilizzati per la successiva valutazione dell’impatto sulla salute e dei costi.

Share Button