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La mala depurazione resta uno dei principali nemici per mare e laghi italiani: anche quest’estate il viaggio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi, consegna una fotografia a tinte fosche del nostro Paese. Più di un punto su tre tra i 262 punti campionati lungo le coste italiane presenta forti criticità, con valori di inquinanti oltre i limiti di legge. Con una situazione preoccupante confermata in molte regioni del Sud dove persistono le criticità storiche legate all’assenza di impianti di depurazione e di allacciamento alla rete fognaria. E non va meglio la situazione dei bacini lacustri dove Legambiente, con Goletta dei Laghi, ha riscontrato anche qui criticità nelle stesse proporzioni: un punto su tre rispetto agli 83 monitorati in 19 laghi italiani. Una criticità, quella della mancata depurazione, sulla quale l’Unione europea chiede da tempo impegni concreti al nostro Paese e che ci è costata una prima multa da 25 milioni di euro a cui si sommano circa 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma dei sistemi di depurazione.

La condanna che è costata all’Italia 25 milioni di euro, e costerà ancora 30 milioni per ogni semestre di ritardo nell’adeguamento della rete di depurazione è del maggio 2018, e coinvolge 74 agglomerati di grandi dimensioni. C’è però anche un’altra condanna che grava sull’Italia ed è relativa, secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, a 14 agglomerati di grandi dimensioni che scaricano in aree sensibili. In fase di ricorso è la terza procedura di infrazione comminata all’Italia, relativa a oltre 700 agglomerati con dimensioni maggiori di 2000 abitanti equivalenti e 32 aree sensibili e che coinvolge tutte le regioni eccetto il Molise, l’Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Bolzano. Ma non finisce qui, una quarta procedura d’infrazione notificata lo scorso anno e ora in fase di parere motivato riguarda 13 regioni con 237 agglomerati con più di 2.000 a.e. che scaricano in aree normali e sensibili.

Oltre 13 anni di sversamenti di acque mal depurate negli ecosistemi marini e lacustri che ci stanno presentando il conto, non solo in termini ambientali.

Il monitoraggio effettuato da Goletta Verde e Goletta dei Laghi prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta che quest’anno rientra nel progetto di Legambiente Volontari per Natura sulla citizen science. I parametri indagati sono microbiologici e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.

Nel dettaglio, dei 262 punti campionati nelle quindici regioni costiere italiane da Goletta Verde più del 36% è risultato con valori di inquinanti elevati. Il restante 64% dei campionamenti è risultato entro i limiti di legge. Se è vero che le maggiori criticità sono state riscontrate nelle regioni del Sud, è opportuno evidenziare che i campionamenti effettuati lungo la costa adriatica sono stati influenzati dalle condizioni meteorologiche e dal minor afflusso turistico del periodo di giugno. Infatti, alla fine di luglio le autorità competenti hanno appurato criticità, originate da  perturbazioni e di conseguenza sversamenti lungo le aste fluviali, che hanno portato a numerosi divieti di balneazione lungo alcuni tratti di quella costa.

Al centro del monitoraggio scientifico ci sono come sempre i punti critici e le situazioni sospette segnalati dai cittadini attraverso il servizio Sos Goletta e dai circoli di Legambiente. Il 51% dei campionamenti, 135 su 262 punti, è stato eseguito presso foci di fiumi e torrenti, fossi o canali, risultando inquinato nel 62% dei casi. Il 49% presso spiagge con situazioni sospette invece hanno rilevato cariche batteriche elevate solo nell’8% dei prelievi e delle analisi eseguite.

Acque “abbandonate” e cattiva informazione ai bagnanti – Il 45% dei punti di campionamento scelti da Goletta Verde sono luoghi in cui non esiste alcun controllo ufficiale delle autorità competenti: viene dato per scontato che le foci dei corsi d’acqua debbano essere inquinate e, quindi, non balneabili. La metà di queste “acque abbandonate” è risultata inquinata per i tecnici di Legambiente.

Inoltre, nel 72% dei casi monitorati da Goletta Verde rispetto ai 131 punti dove la balneazione è vietata, non c’è nessun cartello che indichi chiaramente il divieto di balneazione; anche se spesso in questi punti si trovano molte persone a fare il bagno, ignari dei rischi per la propria salute.

La legge, inoltre, impone per le zone balneabili, cartelli informativi sulla qualità delle acque. Anche questi restano un miraggio: nel 93% dei casi non sono stati avvistati dai tecnici di Legambiente.

Eppure la normativa vigente obbliga le amministrazioni comunali a segnalare in maniera tempestiva, chiara e facilmente accessibile tanto i  cartelli di divieto di balneazione che quelli informativi sulla qualità delle acque.

Da giugno a luglio scorso sono stati seimila i chilometri percorsi dall’equipaggio della Goletta dei Laghi che ha monitorato 19 laghi in 10 regioni diverse.

Un viaggio da nord a sud della penisola durante il quale sono stati presi in esame 83 punti per le analisi microbiologiche. Il 34% di questi è risultato Fortemente Inquinato o Inquinato. Degli 83 punti oggetto di analisi, 35 corrispondono a porzioni di laghi definiti balneabili dalle autorità competenti; 44 non risultano campionati; 2 sono aree con divieto temporaneo di balneazione. Dei 35 punti definiti balneabili dalle autorità competenti, 11 sono risultati con cariche batteriche oltre i limiti di legge. Dei 44 punti non campionati invece dalle autorità competenti, ben 16 presentavano cariche batteriche elevate.

Legambiente, grazie alla Goletta dei Laghi, è riuscita in questi anni ad accendere i riflettori sulla qualità delle acque interne che garantiscono al Paese importanti servizi ecosistemici, quali ad esempio l’acqua dolce, la regolazione climatica e le opportunità di sviluppo economico legate al turismo di settore. La continua pressione antropica e i cambiamenti climatici stanno mettendo sempre più a rischio la salute dei laghi e dei fiumi italiani, andando a ledere proprio quegli importanti benefici. Sono sempre più urgenti, dunque, misure che mitighino i rischi e proteggano tutte le acque interne del Paese.

Tra le battaglie che sono state portate avanti durante l’estate da Goletta Verde e Goletta dei Laghi c’è come sempre la lotta al marine litter, una delle due più gravi emergenze ambientali globali insieme ai cambiamenti climatici, e in particolare la messa al bando delle plastiche usa e getta, grazie a azioni di citizen science riconosciute a livello internazionale.

Tra queste, Goletta Verde porta avanti dal 2014 un monitoraggio scientifico sulla presenza dei rifiuti galleggianti in mare, lungo le tratte percorse dall’imbarcazione ambientalista, che prende in considerazione i rifiuti galleggianti con dimensioni maggiori ai 2,5 centimetri secondo un nuovo protocollo messo a punto durante il progetto MedSea Litter.

Nell’estate 2018, durante 19 giornate di navigazione e 65 ore di osservazione, sono stati monitorati 97 rifiuti ogni chilometro quadrato di mare, con valori più elevati nel mar Ligure e nello Ionio dove la media raggiunge rispettivamente 122 e 180 rifiuti ogni chilometro quadrato di mare. La percentuale di plastica varia dall’85 al 97% a seconda dell’area di mare considerata e il 40% sono usa e getta. Gli oggetti più frequenti sono buste di plastica, packaging e teli in plastica. Le bottiglie in plastica si attestano sul 2,5%.

Goletta dei laghi, invece, pone da tempo l’attenzione su un altro fenomeno spesso sottovalutato: indagare la presenza di microplastiche nei bacini lacustri. Grazie alla sinergia con ENEA, anche nel 2019 sono stati eseguiti prelievi in acqua, alla ricerca di questo contaminante emergente. Importante novità di questa edizione è stata la collaborazione con IRSA – CNR, finalizzata all’analisi della plastisfera, ovvero la presenza di microrganismi che si sviluppano proprio sulle microplastiche presenti in acqua. Sono stati 13 i laghi monitorati in 10 regioni, più di 80 ore di navigazione che hanno permesso di prelevare 154 campioni di acqua sia in superficie che lungo la colonna d’acqua fino a 50 metri di profondità e che saranno analizzati in laboratorio nei prossimi mesi. Un monitoraggio scientifico unico in Italia, che può contare su un’importante sinergia tra volontari e cittadini basata su azioni di divulgazione e citizen science.

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