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Valutare la sostenibilità delle diverse modalità di gestione dei boschi cedui è stato l’obiettivo del progetto Life FutureForCoppiceS, coordinato dal CREA con il suo centro Foreste e Legno in collaborazione con Fondazione Edmund Mach, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Sassari, Agenzia Forestas e Ente Terre regionali toscane; i risultati del progetto sono stati presentati oggi nel workshop finale dal titolo “Gestione sostenibile dei boschi cedui: indicazioni per il futuro dall’eredità di prove sperimentali”.

Il progetto nasce con l’intento di implementare lo sviluppo di una gestione forestale sostenibile del bosco ceduo nell’Europa meridionale. Si tratta di una forma di gestione antica, basata sulla capacità, tipica delle latifoglie, di produrre nuovi fusti dalle ceppaie tagliate, che nel bacino del Mediterraneo interessa una superficie di circa 23 milioni di ettari, di cui 3,7 in Italia. Nonostante l’ampia diffusione, però, i boschi cedui sono scarsamente considerati negli scenari di gestione forestale sostenibile.

Proprio per queste ragioni, i ricercatori del CREA e i partner coinvolti, hanno confrontato 3 diversi metodi di gestione del ceduo, analizzando i risultati di prove sperimentali di lungo termine, realizzate a partire dal 1969 in 45 differenti aree. Partendo, quindi, dai 6 criteri europei di Gestione Forestale Sostenibile sono stati calcolati 38 indicatori per valutare l’efficacia di ciascun approccio gestionale nell’assicurare, oltre ai tradizionali prodotti, anche altri beni e funzioni offerti dalle foreste.

Ne è emerso che ciascuna opzione favorisce alcuni aspetti della sostenibilità piuttosto di altri e, conseguentemente, su una scala territoriale più ampia la coesistenza fra le diverse gestioni garantisce maggiori livelli di sostenibilità complessiva. Tale mosaico di forme di gestione è in grado di assicurare una molteplicità di funzioni: gli aspetti legati al ciclo del carbonio, lo stato di salute e vitalità degli ecosistemi forestali, le funzioni ambientali come la biodiversità e l’energia da scarti legnosi, fino ad arrivare a quelle socio-economiche come la produzione legnosa e i valori ricreativi.

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